I ricercatori italiani si organizzano
Una piccola iniziativa, per ora.
All'inizio di novembre è partita una singolare iniziativa di protesta contro i tagli all'università. Una quindicina di ricercatori si sono impegnati a fare una cosa semplice: inserire negli articoli inviati a riviste scientifiche internazionali una nota di protesta contro i tagli alla ricerca pubblica decisi dal governo italiano.
Note di protesta negli articoli scientifici si sono viste raramente: soprattutto se concertate da ricercatori di diverse discipline, dalla matematica, alla fisica, alla biologia. I comitati editoriali delle riviste scientifiche sono talvolta sorpresi e in alcuni casi hanno ostacolato la pubblicazione della nota, con la comprensibile preoccupazione che si tratti di una protesta politica e quindi estranea
alla natura scientifica della rivista.
Eppure in poco più di un mese sei articoli sono già stati accettati per la pubblicazione.
Può sembrare poca cosa, ma i tempi della ricerca sono lunghi. Un articolo scientifico richiede tempo per essere elaborato e quindi la dimensione della protesta potrà essere giudicata solo tra alcuni mesi. Ma è facile prevedere che i numeri della protesta cresceranno, fino a coinvolgere una parte significativa della comunità scientifica italiana.
I promotori dell'iniziativa ritengono che i tagli saranno l'ultimo atto di eutanasia della ricerca di base in Italia, che porterà alla sua definitiva scomparsa. Ancora una volta, pateticamente, diventeremo esportatori di idee che verranno sviluppate (e sfruttate) all'estero.
Stiamo parlando della ricerca italiana: dati alla mano, più produttiva della media internazionale, con picchi di eccellenza assoluti in diversi settori scientifici. E nonostante le difficoltà in cui si dibatte. Se così
non fosse non si spiegherebbe come i nostri cervelli trovino lavoro all'estero quando decidono di andarci. In queste condizioni, le strategie intraprese per premiare il merito, seppur giuste negli intenti,
appaiono tanto ridicole quanto sarebbero oggi quelle per difendere l'habitat del dodo.
Anche per questo gli aderenti giurano che continueranno la loro azione fino alla cancellazione dei tagli previsti dalla legge 133/08 e si dicono pronti a chiedere ai colleghi stranieri di appoggiare la
loro protesta.
'Italia finanzia la ricerca scientifica con il 0,76% del PIL (dati Eurostat 2005), contro il 1,15% della media europea (a 27) e il 1,33% degli USA. Il presidente eletto Obama ha dichiarato di avere intenzione di
aumentare i finanziamenti pubblici per la ricerca, non di tagliarli.
L'Italia, anche in questo campo, appare elaborare strategie in controtendenza con i Paesi industrializzati. E anche con quelli in via di sviluppo.
Ulteriori informazioni sull'iniziativa al link:
http://groups.google.it/group/
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