Domenica sera è andato in onda su RaiTre uno speciale di “Che tempo che fa” dedicato ai dieci anni dalla scomparsa di Fabrizio De Andrè.
Per chi non sapeva, per chi non poteva, per chi volesse rivedere ecco il link.
Avendo guardato con interesse la puntata, con i suoi alti (da brivido) e i suoi bassi (non pochi), ci tengo ad esprimere un'opinione sulle interpretazioni che ho ascoltato. Per farlo scelgo lo strumento della “pagella” che mi rendo conto essere molto indelicato e inadatto al contesto, ma che mi consente una certa sintesi (speriamo).
Quello che dirò, in alcuni casi, non vuole togliere nulla a degli artisti che hanno voluto liberamente ricordare un amico, un maestro, cimentandosi con delle canzoni per le quali ogni confronto è inutile.
Luciana Litizzetto - 8: Legge "Le nuvole" con Lalla Pisano (voce anche nell'omonimo disco del 1990). Inaspettata e intensa, mette nella lettura una dose di innocenza che arricchisce il pezzo. Un brano che dovrebbe togliere ogni dubbio riguardo alla natura poetica dei testi di De Andrè.
Lucio Dalla - 4: Le sue attitudini teatrali e il gusto per la sceneggiata potrebbero sposarsi bene con il brano scelto, il "Don Raffaè". Dalla però sciupa l'occasione, sbagliando in più punti il testo. Parrucchino d'ordinanza, sempre più caricatura di se stesso. Grottesco, a tratti imbarazzante.
Gianna Nannini - 7: prima interpretazione femminile per "Via del Campo", triste ballata di De Andrè-Jannacci. La voce della Nannini mi piace da morire e si adatta molto bene alla natura del brano. Forse però si poteva osare di più.
Roberto Vacchioni - 5: L'etichetta di "professore" non gli si scolla nemmeno per una serata simile e, per copione o per volontà, il cantautore si trova a spiegare i testi a dei bambini, cantando con loro. Idea pregevola, ma tutto suona dannatamente artificiale e forzato.
Franco Battiato - 9: Arriva superbamente sino in fondo a "Inverno" (a differenza di quando si commosse durante il concerto tributo del 2000). Non ho commenti da fare. Bisogna soltanto chiudere gli occhi e ascoltare.
Premiata Forneria Marconi - 6: Ripropone, per "Bocca di rosa", i sempre validi arrangiamenti del 1979. Manca però la scintilla, e poi non vedere Di Cioccio leggere i testi sarebbe meglio.
Antonella Ruggiero - 8: Genovese, voce angelica, sceglie di cantare "Ave Maria" dando uno spessore sarcale (complici la voce e l'arrangiamento per anchi) ad una canzone che parla della Maria donna e madre. Esperimento riuscito in pieno. Applausi meritati.
Andrea Bocelli - 7: Ci mette impegno e si vede (ops, pardon) ma forse rende troppo soave e ordinata una canzone, ed un testo, che meriterebbero un'interpretazione più "disperata". In ogni caso buono.
Vinicio Capossela - 6,5: Non sarei riuscito a pensare ad un interprete più adatto per "La città vecchia". Capossela, con la sua aria stralunata e la sua voce roca, riesce da solo a rendere giustizia alla canzone. Avrei preferito un approccio più personale, che non si limitasse solo ad uno sciocco travolgimento del testo.
Jovanotti – 6,5: Si cimenta direttamente da Spoon River, Illinois, nella lettura di Edgar Lee Masters e in una versione acustica de "Il suonatore Jones". La versione è però un po' troppo acustica e minimale, anche dal punto di vista vocale, mentre De Andrè era non solo un grande paroliere, ma un eccellente cantante e un sublime musicista.
Nicola Piovani - 7,5: esegue senza errori e senza strafare le musiche di "Storia di un impiegato", difficilissimo album del 1973. Un medley cupo e incalzanrte che prende allo stomaco.
Eugenio Finardi - 8: Si inserisce sull'ultima eco del piano di Piovani e inizia l'esecuzione di una delle canzoni più belle del repertorio di De Andrè: "Verranno a chiederti del nostro amore". La canta benissimo e soprattutto la interpreta benissimo. La fa sua così che noi possiamo farla nostra.
Samele Bersani - 5: Mi spiace stroncare questo artista che personalmente mi piace molto, ma non posso farne altro; il suo "Bombarolo" è preso probabilmente in una tonalità sbagliata è le stonature non si contano. Nel complesso sembra che sia a disagio. Sembra ci sia qualcosa che non va...
Piero Pelù - 7: Uno dei pochissimi ad osare una lettura originale dei brani e di questo gli va dato il merito. "Il pescatore" di Pelù è folk, allegro e vitale. Evitato il rischio psichedelìa sempre in agguato quando si tratta del rocker toscano.
Massimo Bubola e Edoardo Bennato - 5,5: Bennato se la cava bene: "Quello che non ho" è una canzone che gli si confà. Non altrettanto si può dire di Bubola (co-autore con De Andrè). Meglio che torni a scrivere ed eviti il palcoscenico.
Tiziano Ferro - 8,5: Ebbene sì! Non ho paura di rompere un tabù. La voce di Tiziano Ferro mi è sempre piaciuta; tutto il contrario per le sue canzoni. Ora, alle prese con lo stupendo brano "Le passanti" (già di George Brassens), mostra tutta la sua capacità. Interpreta il pezzo avendolo capito, e le imperfezioni ci stanno.
Ivano Fossati - 6,5: Il voto è merito soprattutto della canzone, "Smisurata preghiera" (quella del mio ltimo post). Fossati è a suo agio, essendo la musica sua, ma appiattisce il brano sullo stile che lo contraddistingue. E poi se la tira.
Mauro Pagani e Cristiano De Andrè - 9: Finale con il botto dal Porto Antico di Genova, cornice ideale "Crêuza de mä". La canzone è un gioiello, l'arrangiamento è quel che ci si aspetta da Pagani e il timbro di Cristiano è l'unico in grado di rendere pienamente onore al padre. A tratti ho avuto l'impressione che Faber fosse lì...
Fabio Fazio – 7,5: spesso retorico ma pienamente partecipe, a tratti commosso, insomma sincero. Vuole fare bene ad ogni costo e un po' si vede, a danno della leggerezza. Ma non poteva essere che lui, amico di Fabrizio, a condurre la serata.
Nessun voto a De Andrè, non mi permetto.
E' semplicemente il migliore.
E ci manca un sacco.
2 commenti:
Ho cominciato a vedere la serata (a pezzetti) quando cantava Bersani: anche a me in genere lui piace, ma sentire che non riusciva a scendere in basso come doveva... che delusione!
Per quel che ho visto, mi ritrovo nei tuoi voti (e mi rode un sacco non aver visto battiato!!!)
Solo a Fazio (per quel poco che sono riuscito a vedere) avrei dato di meno: comincia a darmi la nausea il suo buonismo e a volte sembrava addirittura mettere a disagio Dori Ghezzi, che però è sempre riuscita a salvare le situazioni (lei sì sempre all'altezza: naturale e mai retorica, nonostante una trasmissione così rappresenti una trappola continua!).
ERRATA CORRIGE
Nel post ho criticato Vinicio Capossela accusandolo di uno "sciocco stravolgimento del testo"
Mea maxima culpa!
Avendo sentito una strofa diversa da come l'ho sempre conosciuta ho erroneamente pensato che si trattasse di una libera interpretazione, quando invece il buon Vinicio stava filologicamente citando la prima stesura del brano.
La strofa incriminata è questa
Vecchio professore, cosa vai cercando in quel portone \
forse quella che sola ti può dare una lezione \
quella che di giorno chiami con disprezzo specie di troia \
quella che di notte stabilisce in prezzo alla tua gioia.
che io conoscevo come
quella che di giorno chiami con disprezzo pubblica moglie \
quella che di notte stabilisce in prezzo alle tue voglie.
La seconda versione è però quella successiva alla censura alla quale il cantautore dovette sottostare per poter pubblicare l'album.
Mi scuso con i lettori, con De Andrè e con Capossela, al quale, per farmi perdonare, alzo il voto a 7.
m.
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