giovedì, giugno 05, 2008

Per non dimenticare, mai. (di Elisa Benedetti)

Pioveva, quel 28 maggio 1974.

Pioveva.

E nonostante questo la piazza era piena di gente.

Brescia, 28 Maggio 1974 : Piazza della Loggia, prima dello scoppio della bomba

Erano stati i Sindacati e il Comitato Unitario Antifascista ad indire uno sciopero di quattro ore per manifestare contro il clima di violenza e tensione divenuto ormai insostenibile: dall'inizio dell'anno erano stati già tre gli attentati a Brescia, tutti di matrice neofascista.

Il 15 febbraio era scoppiato un ordigno, rivendicato dalle SAM (Squadre di Azione Mussolini), all'entrata di un supermercato; il 9 marzo i carabinieri avevano arrestato due uomini mentre trasportavano mezzo quintale di esplosivo; l'8 maggio era stata trovata una borsa "dimenticata" da alcuni giorni davanti all'ingresso della sede provinciale della CISL, all'interno della quale erano contenuti otto candelotti di dinamite e tre etti di tritolo innescati con un detonatore ed una miccia che, fortunatamente, si era spenta prima di poter provocare l'esplosione.

Quindi, tre attentati e nessuna vittima.


Nella notte tra il 18 e il 19 maggio in Piazza del Mercato, a poche centinaia di metri da Piazza Loggia, era saltato in aria Silvio Ferrari, esponente di primo piano dell'estrema destra bresciana, mentre stava trasportando sulla Vespa 125 del fratello un ordigno esplosivo: un chilo di tritolo e nitrato di ammonio, con detonatore elettrico già innescato e congegno ad orologeria. Praticamente nello stesso momento, un'auto targata Milano, con a bordo quattro fascisti, si era schiantata contro un muro: il conducente era morto sul colpo, mentre i tre passeggeri rimasti feriti.

Ai funerali di Silvio Ferrari, comparve, a firma “I camerati”, una corona di fiori con l’ascia bipenne, simbolo prima di Ordine Nuovo, poi di Ordine Nero.


Fu proprio a seguito della sua morte che, il 22 maggio, il Comitato Antifascista assieme ai Sindacati Cgil, Cisl e Uil indissero lo sciopero generale cittadino.

Ricostruzione del manifesto originale della manifestazione
indetta dal Comitato Permanente Antifascista



In Piazza della Loggia era stato allestito un palco sul quale avrebbero preso la parola l'On. Adelio Terraroli (PCI), e i sindacalisti Gianni Panella (segretario della Camera del Lavoro) e Franco Castrezzati (Segratario della CISL). Alle 10.00 in piazza erano arrivati solo due dei quattro cortei attesi, ma nonostante ciò si contavano più di 2500 persone.

Il cielo era cupo e pioveva: le gente si ammassava sotto i portici cercando riparo.

Stava parlando Castrezzati, alle 10.12, quando uno scoppio forte e secco rimbombò nell'aria, seguito dal diffondersi di un odore acre e di un fumo grigio cenere.

Dopo un attimo di silenzio, le prime voci si levarono dalla folla, poi le urla. Gli striscioni caddero a terra.

La gente cercava confusa di scappare, di allontanarsi dal punto del massacro: rimasero sul selciato sei morti; più di un centinaio era il bilacio dei feriti, alcuni dei quali in gravi condizioni. Due di questi morirono nei giorni successivi.

Dal palco si levò l'invito a mantenere la calma e a non abbandonare la piazza.

Dopo alcuni drammatici istanti di smarrimento, I manifestanti cominciarono ad organizzare i primi soccorsi, creanndo una barriera umana dove avvenne lo scoppio, aiutando i feriti meno gravi e coprendo con le loro bandiere i corpi straziati delle vittime.


Solo pochi minuti dopo, ancora prima dell'arrivo delle ambulanze, sopraggiunsero due furgoni della Celere: i poliziotti scesero in assetto di guerra, brandendo gli sfollagente e tentando di allontanare dalla piazza i presenti, rischiando quasi lo scontro frontale con i manifestanti.
Alle 11.45, a poco più di un’ora e mezza dallo scoppio, senza nemmeno attendere l’arrivo del magistrato incaricato, la piazza venne lavata dai vigili del fuoco con pompe idranti, su decisione della questura, disperdendo i resti della bomba.
Tutte le tracce, gli indizi e le prove sull'ordigno vennero così spazzate via irrimediabilmente. A nulla valse nemmeno la successiva ricerca nelle fogne: la natura e la quantità dell'esplosivo lasciato nel cestino dell'immondizia rimane tuttoggi incerta.

Due istruttorie si susseguirono negli anni, cercando di affermare quella Giustizia che ancora oggi non è stata trovata.
La prima, nel 1979, portò a processo, diversi esponenti della destra radicale bresciana. In secondo grado, nel 1982, tuttavia, la sentenza di condanna venne annullata; l’assoluzione definitiva per tutti gli imputati arrivò con la Cassazione nel 1985. La seconda istruttoria indicò come imputati altri esponenti dell’estrema destra, ma anch’essi vennero prosciolti per insufficienza di prove nel 1989.

Un terzo processo è ora in corso presso la Procura di Brescia, nel quale si stanno rivalutando i rapporti dei Servizi Segreti italiani, e in particolar modo del Capitano Delfino (responsabile delle indagini sulla strage), con la CIA, nell'ambito di quella strategia della tensione fortemente “anticomunista”.

Credo che nessuno si aspetti che con questo terzo processo si faccia veramente Giustizia.
Sarebbe chiedere troppo.
I responsabili della strage di piazza della Loggia rimangono e rimarranno senza volto, per la magistratura italiana. Ma per chi era lì, quella mattina del 1974, per chi era in piazza a manifestare per la democrazia e la libertà, per chi ha sentito quello scoppio secco fischiargli nelle orecchie, per chi ha visto i corpi lacerati degli otto caduti con i propri occhi, non ci sarà mai pace.
Perchè la strage di Piazza della Loggia è stata in qualche modo diversa dalle altre stragi che si susseguirono in quegli anni. Perchè l'obiettivo, a Brescia, non era semplicemente colpire la popolazione, come avvenne invece il 12 dicembre 1969 alla Banca dell'Agricoltura in Piazza Fontana a Milano, o il 2 Agosto 1980 alla stazione di Bologna.
A Brescia si è trattato di un vero e proprio attentato politico.
A Brescia è stata una strage fascista coperta dallo Stato.

www.corriere.it/speciali/pasolini/ioso.html

elisa.

1 commento:

Marco ha detto...

Bellissimo articolo!