Quello che sto per raccontare, è veramente successo. Paradossalmente, non devo inventare nulla, per raccontare qualcosa di interessante, misterioso. E inquietante.
Era una fredda giornata di ottobre, più di un anno fa; ero ancora uno studentello del terzo anno, tesi lontana, tanti esami davanti, umore plumbeo, come il cielo di quel giorno. Università La Sapienza, Roma, Dipartimento di Fisica, Laboratorio di Sistemi e Segnali; ovvero : come imparare ad usare strumenti che i pastori armeni usavano dieci anni fa.
Esco, mi serve una pausa caffè. Mi servono dieci pause caffè. Forse anche qualcuna in più. Noto una strana attività nell atrio, davanti alla vetrina che custodisce tutti gli strumenti, le lettere e gli appunti dei Ragazzi di Via Panisperna. Beati loro, penso, avranno pure avuto un esame di falegnameria nel loro curriculum, ma almeno non dovevano stare 6 ore alle prese con una Z80. Non funzionante. Mai.
La strana attività cresce di intensità con il passare del tempo, e contemporaneamente si prolunga la mia pausa caffè; anzi, chiamo amici. La cosa si potrebbe fare interessante, sicuramente più del laboratorio. Non so in realtà a cosa sto andando incontro.
Vedo lunghi cavi neri di alimentazione che vengono montati; in puro stile ikea, un carrello con delle ruote scorrevoli compare in dieci minuti da dentro una scatola, vengono montati dei fari, dritti sugli strumenti. Quella giornata così schifosa, tempo grigio, laboratorio grigio, assume una tonalità più vivace. Che sia un documentario su Fermi? Sul dipartimento ? Un servizio sulla ricerca? Finalmente si ricordano di noi, che esistiamo, che ci occupiamo del futuro del nostro Paese, dell'intero genere umano? Finalmente ci danno quel minimo di importanza che serve a darci la forza di continuare a studiare cose vecchie, e fondamentalmente inutili?
Confesso di averci creduto, con tutto me stesso, per cinque lunghissimi minuti.
Fino al suo arrivo.
Come tutte le cose inaspettate, fu una sorpresa.
Passo incerto, ondulatorio, sorriso un pò ebete stampato in faccia; da l'aria di uno che lì ci è capitato per caso. Si guarda intorno, sguardo vuoto, forse non sa dove si trova.
Sulle prime non lo riconosco; la figura è mastodontica, due metri di altezza minimo, e tutto potevo credere, tranne che in così tanto spazio, fosse custodita così poca dignità.
Sulle prime non lo riconosco, probabilmente non lo voglio riconoscere.
Sulle prime non lo riconosco, ma sulle seconde si. Giacobbo.
Voyager
Cazzate
Minchiate
A casa mia
Qui
Ora
Fermi
I pensieri si susseguono veloci, stento a metterli in ordine. I sogni crollano. Le speranze... travolte pure loro. Niente di tutto quello che avevo immaginato, è vero. Non è un documentario, nessuno si ricorda di noi : è l'ennesima sequela di notizie false, sceme, costruite per incantare uno share di creduloni e ignoranti, che pensavo veramente che i Maya sono venuti dallo spazio. O una cosa del genere.
Giacobbo si prepara a registrare. Si avvicina alla vetrina, spalle alla telecamera. Poi, d'improvviso, si gira, fulmineo. E comincia a registrare.
Dio, ti prego, non può essere così scemo, non è umanamente possibile.
Va avanti così per mezz ora. La mia pausa caffè è diventata definitiva. Voglio vedere come va a finire la storia, anzi, devo vedere come va a finire la storia.
E arriva, desiderata, l occasione di guardare in faccia il mostro.
Sono lì, immobile, basito, con il sedere poggiato al termosifone di fronte la macchina del caffè. Lui arriva, la troupè fa pausa, e con lo stesso passo ciondolante del suo arrivo, si dirige verso di noi.
“Funziona?”, domanda
“Certo”, rispodiamo io ed altri tre miseri, in tono cordiale, con qualche nota di gelido.
“C'ho na sete..”. L'accento romano è più pesante e marcato del mio. Incredibile.
“Ma, cosa state registrando?”. Non ci credo neanche io. L'ho chiesto, ho deciso di portare fino al culmine la mia sofferenza.
“Ma na nova puntata de Vojagger, non so se lo seguite”. Si lo seguiamo, come seguiremo te. Ma per beccarti prima o poi da solo.
“Ah, su cosa?” Continuo a chiedere, continuo a farmi del male.
“ma sul cronovisore di fermi, na cosa conservata in Vaticano con cui fermi vedeva nel futuro”
PEM
BUM
PIM
GASP
Lo ha detto. Ha detto Fermi come se non sapesse chi fosse, per questo lo scrivo senza iniziale maiuscola.
Ha detto cronovisore. Ha detto vedere nel futuro. E mille volte peggio di quello che potevo immaginare. Le parole non escono, restano intrappolate in una faccia che definire stupita, è dire poco. Come se Ilona Staller fosse venuta a dirci, a me e a quei poveri sventurati che eravamo li, che lei, sotto sotto, non voleva fare la pornodiva. Ma la maestra elementare.
Giacobbo, miracolosamente, capisce. E proferisce parole, che rimaranno per sempre impresse nella mia memoria, che tramanderò ai miei nipoti, che vorrò come epitaffio.
“A regà, capisco che ve sembra magari strano, e che passate na situazione difficile; io so laureato in Scienze Politiche. Qui, se volete campà, er lavoro ve lo dovete inventà...”
Il lavoro ce lo dobbiamo inventare.
Così come è venuto, scompare, ciondolando. Smontano i fari, smontano il carrello, spariscono le telecamere.
Rimaniamo io, tre amici, un caffè freddo, il brutto tempo. Ah vero, anche il laboratorio.
Andiamo va, che è meglio.
MM
ps: Siccome questo post viene visitato molte volte al giorno, mi sento in dovere di alcune precisazioni. Il post è stato scritto da Maurizio Morri (successivamente diventato membro del team di questo blog), e pubblicato (all'epoca) da Davide Scaini. Quindi se citate questo articolo, citate correttamente l'autore. Grazie.
Qui un gruppo di facebook per una sorta di "class action"
contro Voyager.