Hollywood e Seconda Guerra Mondiale: il cinema e al servizio della politica
All'alba del 7 dicembre 1941 una decina di navi e duecento aerei della flotta statunitense ormeggiati a Pearl Harbor, nelle isole Hawaii, vengono distrutte senza preavviso da un bombardamento giapponese. Il bilancio in vite umane fu di oltre duemila vittime. Questo fu l'episodio che portò alla dichiarazione di guerra USA alle forze dell'asse Berlino-Roma-Tokyo in una guerra che aveva già assunto un carattere mondiale e totale.
Una guerra di questo tipo non si prepara soltanto con una intensiva produzione bellica di armamenti e uomini, ma è anche un'impresa istituzionale, economica e sociale. Benchè il fronte fosse esterno al territorio statunitense, la guerra fu anche una sfida politica per i ceti dirigenti e il popolo civile americano: i cittadini dovettero essere coinvolti nel clima di emergenza bellica attraverso una massiccia opera di propaganda e mobilitazione psicologica.
Subito dopo Pearl Harbor, in un intervento radiofonico, il presidente degli Stati Uniti T.D. Roosevelt precisò i caratteri dell'intervento armato americano: non si trattava di una guerra di conquista o vendetta, ma gli americani combattevano "per un mondo nel quale questa nazione, e ogni cosa che questa nazione rappresenta, sia sicura per i nostri figli. [...] Sappiamo che la vasta maggioranza dei membri della razza umana è dalla nostra parte. Molti di loro combattono con noi. Tutti pregano per noi. Perchè nel rappresentare la nostra causa, noi rappresentiamo anche loro - la nostra e la loro speranza di libertà sotto la protezione di Dio." Ancora una volta, come già era accaduto con il primo intervento in un conflitto europeo nel 1917, gli USA invocavano la loro storia, il loro ruolo, a partire dalla Rivoluzione settecentesca, di custodi della Libertà. L'idea che Roosevelt aveva di Libertà era però diversa da quella di Jefferson o Wilson; la sua politica interna si basava sulle "quattro essenziali libertà umane": non solo libertà di parola e religione, ma anche libertà dal bisogno(cioè sicurezza economica) e libertà dalla paura(cioè pace e tranquillità). Tutto ciò era, secondo lui, "l'esatta antitesi del cosiddetto nuovo ordine della tirannide che i dittatori cercano di creare col ferro e col fuoco". Gli americani, che uscivano dalla Grande Depressione degli anni trenta, dovevano acquistare nuova fiducia in se stessi, dovevano essere consapevoli del loro ruolo per il bene dell'umanità intera oltre che per loro stessi. In poche parole dovevano compiere una missione e vincere il la loro diffidenza isolazionista.
I cittadini americani si dimostrarono disposti a fare sacrifici per la causa, ma non erano molto sensibili ai grandi ideali. Secondo indagini condotte dall'esercito, i soldati americani combattevano più per lealtà verso i commilitoni e per sopravvivere che per idealismo. Roosevelt pensò di creare un organismo con il compito di presentare il conflitto come una guerra partiottica e di popolo, che avrebbe favorito l'avvento del "secolo americano", il "secolo dell'uomo comune". Quest'agenzia prese il nome di Office of War Information (OWI) e operò dal giugno 1942 al settembre 1945 utilizzando tutti i mezzi dellacomunicazione di massa e le tecniche della pubblicità.
Vennero annullate le tensioni interne sociali, razziali e di genere e vennero celebrati quegli uomini che con i loro comportamenti si rendevano utili alla causa bellica.
Il Cinema si rivelò un prezioso alleato anche se non passò direttamente sotto controllo del governo (come ad esempio avvenne in Gran Bretagna). Registi, sceneggiatori e attori di Hollywood (spesso emigrati antifascisti europei) prestarono volontariamente collaborazione
per girare film e documentari a soggetto bellico. Le storie erano semplici e drammatiche: piccoli gruppi di militari composti da diversi tipi sociali ed etnici (anche se spesso mancavano i neri) impegnati in imprese disperate che esaltano la virtù dei singoli e del gruppo, fino alla morte o alla vittoria. Era propaganda e intrattenimento, era show business.
Alcuni film sponsorizzati dall'OWI divennero leggendari. Tra questi il più leggendario è sicuramente uno dei capolavori assoluti dell'industria hollywoodiana: Casablanca.
Il film uscì nelle sale nel gennaio 1943. Costruito sul modello del cinema western, centrato su un eroe solitario e romantico, ambientato in una specie di città di frontiera senza legge, dove nessuno è al sicuro: l'esotica Casablanca. Il film intreccia sapientemente melodramma, azione e politica. Mette in scena la contrapposizione fra l'Europa oppressa dal nazismo e la libertà delle Americhe, verso la quale si vuole fuggire. Vengono spiegate le buone ragioni della resistenza europea e la necessità di porre fine all'isolazionismo americano e assumersi la responsabilità dell'intervento armato per le sorti del mondo.
Il protagonista Rick(Humphrey Bogart) è un'allegoria dell'America. E' diffidente, ma in fondo è sempre stato un inguaribile idealista; è scontroso e riluttante a farsi gli affari altrui ma in realtà nasconde un cuore da appassionato atruista. Quando la situazione è critica, è necessario prendere una posizione ed è in gioco la sua integrità morale sa con chi schierarsi e sa fare la cosa giusta. E' un eroe. Rinuncia persino alla sua storia d'amore in nome del dovere.
Rick, rivolgendosi a Ilsa(Ingrid Bergman):"Ilsa, le pose da eroe non mi piacciono, ma tu sai bene che i problemi di tre piccole persone come noi non contano in questa immensa tragedia".
"Ben tornato alla lotta. - lo saluta Victor Lazlo(Paul henreid), l'uomo della resistenza - Ora so che la nostra causa vincerà".
Il film si chiude emblematicamente con la marsiglese, l'inno della libertà moderna dalla tirannide, un inno militare di speranza nella vittoria.
Ovviamente con la vittoria della guerra e la soppressione dell' OWI non si è chiusa la collaborazione tra cinema e governo. Anzi, Hollywood per tutto il XX° secolo è stato soprattutto un potente strumento educativo, la cartina di tornasole della politica statunitense, soprattutto nei momenti critici della storia di questa nazione come la lotta interna ai comunisti, la guerra fredda, la guerra in Vietnam ecc. Un altro esempio su tutti (sul quale magari tornero in un' altro post) è il legame tra la politica di Reagan, nella metà degli anni '80 e i film di Rambo, perfetta allegoria del militarismo americano e della mentalità yankee di quegli anni di tensione con la russia.
Ma questa è un'altra storia. :P
pAdU
domenica, settembre 14, 2008
pAdU's history channel: Cinema e politica di guerra
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