Mentre cerco di alzarmi dal letto, fare colazione e rendere la mia persona adatta a presentarsi in un luogo pubblico quale il Dipartimento (non dico di cosa giusto per dare un'aria misteriosa al luogo), noto che il movimento rotatorio sopra citato non cessa. E soprattutto, non riesco ad individuarne ancora il motivo.
Possedendo oramai una mente deviata da 5 anni di fisico studio, provo ad applicare il metodo di indagine scientifica alla mia persona e alla mia psiche, temendo i risultati di tale indagine.
Indagine che si rivela totalmente infruttuosa nel percorso casa - Universita' (ebbene si, con la lettera maiuscola), forse anche per via del vecchietto stranamente cocojo incontrato sul bus, che risponde co un ampio sorriso al mio gesto di cedergli il posto a sedere, e che pero' non si sente autorizzato per questo a riempirmi di ciacole alle otto di mattina. Stima totale per il vecio.
Arrivo in Uni, accendo il pc,e faccio il fatal errore di aprire in contemporanea Repubblica.it e iIlfattoquotidiano.it.
Epifania e Tragedia avvengono simultaneamente. E io cretino che mi domandavo pure il motivo per cui le mie balle imitassero Stakanov nel loro moto rotatorio!
Vivo in un paese dove il Presindente del Consiglio va a puttane e non si dimette, dove il sindaco della Capitale vede bene di proporre lo smantellamento totale dei campi rom dopo che stanotte quattro ragazzini sono diventati cenere, dove un cretino in maglioncino dopo aver fatto firmare un accordo suicida a migliaia di operai dice "si bon, magneteme el cul, io sposto tutto in Ammmerica", dove un sindaco si puo' permettere di togliere un piatto di pasta ad una ragazzina di 4 anni con l'aiuto della preside troia dell'istituto scolastico (ebbene si, ho detto troia, femministe insorgete pure, me ne sbatte assai poco) e dove, ultimo in ordine, ma non ultimo in importanza, la gente manda ad un quotidiano foto in stile bimbominkia come forma di ribellione al proprio non governo.
Ma a tutto questo dovrei forse essere abituato, penso. Il problema e' che c'e' un elemento di novita' che rende tutto drasticamente piu' drammatico; ho passato 5 anni ha pensare, quasi come un mantra, "tanto dopo la laurea me ne vado via da questo paese, e saro' un uomo libero".
Ora che quella che era una speranza e' diventata realta', non mi sento affatto libero, ma sconfitto. Ecco perche' mi rode cosi' tanto; chissa' se i generali che perdevano una battaglia e avevano la fortuna di svegliarsi il giorno dopo, chissa' se anche a loro giravano le palle cosi' tanto.
Giusto per rivendicare le mie origini (ao!), ogni mattina aprire il giornale, cartaceo o multimediale, e leggere quello che accade nel paese dove vivo, questi gesti all'apparenza innocui sono diventati le mie personali forche caudine.
La speranza di andarsene via e' diventa nella realtà l'ammissione di una sconfitta morale personale, una ritirata nella quale non si ha neanche la consolazione di tornare a casa.
2 commenti:
A essere un giornalista sulle barricate si potrebbe anche stare in Italia, denunciare il marcio, combatterlo dall'interno, ecc. Ma se vuoi entrare nell'accademia andare all'estero significa semplicemente volersi bene.
Tutto questo passera' non piu' di 20 minuti dopo aver varcato il confine, credimi...
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