mercoledì, febbraio 09, 2011

i ROM a ROMa

Avendo appena inviato la relazione per quello che, incrociando le dita, dovrebbe essere il mio ultimo esame, mi sento con lo spirito abbastanza appagato per poter scrivere.
Mi sembra doveroso, da romano qual sono, scrivere due parole su quello che e' successo a Roma in questi giorni.
Partiamo dai fatti : 4 ragazzini sono morti carbonizzati dentro una casa fatiscente, in cui erano rimasti soli.
E da qui finalmente un'intera citta', anzi, un'intera nazione prende coscienza che ci sono persone che, in quello che dovrebbe essere l'ottavo paese piu' industrializzato del globo, vivono in queste condizioni.
Parliamoci chiaro, lo scopo di questo post non e' esprimere un giudizio morale su quello che e' accaduto (n.b, Alemanno e' un fascista de merda), ma condividere un'esperienza personale di integrazione.
Alle elementari ho avuto in classe per tre anni due ragazzi rom, che vivevano in un campo nomadi a non piu' di mezzo chilometro di distanza da casa mia.
La mia scuola aveva preso un accordo molto chiaro con le famiglie : i bambini vengono a scuola, gli si da una mano con tasse ed altri scazzi burocratici, ma con la promessa che non devono andare a chiedere elemosina in giro.
Per un anno le cose hanno funzionato perfettamente, per quanto ne possa essere cosciente un bambino di sette anni.
Poi un giorno, andando al mercato sotto casa mia con mia madre, ho visto uno di questi ragazzi chiedere l'elemosina in giro. Siccome fin da bambino i cazzi miei non me li sono mai fatti, la mia reazione e' stata di andare a raccontare questa cosa alla mia maestra.
La reazione da parte sua fu di andare al campo nomadi, affrontare a brutto muso il padre di questi due ragazzi, e tentare di farli rimanere a scuola piu' tempo possibile, coinvolgendoli in tutte le possibili attivita' pomeridiane.
Che c'entra questo con quello che e' successo a Roma? Forse poco o niente, ma sinceramente credo dimostri che il concetto di integrazione non e' un argomento di cui si possa parlare astrattamente, ma drammaticamente reale.
In questo momento la politica fascista di Alemanno considera i rom un problema estetico, per cui si limita a spostarne i campi dove occhio non vede, e cuore non duole. I progetti di integrazione di cui incosciamente ho fatto parte anche io sono spariti. Ora a Roma si fa semplicemente finta che i Rom non esistano e non siano mai esistiti.
Una vera integrazione e' possibile, anzi necessaria, per evitare che altri innocenti finiscano in cenere, ma quanti sarebbero disposti a fare quello che fece la mia maestra? Da un fascista non me lo aspetto, ma sarebbe bello che ci fosse piu' pragmaticita' e meno "salotteria" da chi si professa difensore dei piu' deboli.

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