martedì, novembre 04, 2008

UnderMac

Forse qualcuno, leggendo nei giornali di questi giorni articoli sulle elezioni americane, si sarà imbattuto nell'espressione "effetto underdog". Siccome ho notato che spesso non viene spiegata (brutto vizio della stampa di dare per scontato il politichese) proverò a farlo io.
Intanto potremmo tradurre underdog semplicemente come "perdente" ma trovo più divertente l'adattamento "cane bastonato".
Ora spieghiamo il tutto con un esempio. Se trovate sul ciglio della strada un animale ferito potreste fare due cose: vedere che può ancora farcela e quindi avvolgerlo in una coperta, correre da un veterinario e fare di tutto per salvarlo. Oppure, se il disgraziato è talmente malridotto che ogni secondo di vita costituisce un'inutile sofferenza, potreste essere mossi a pietà e mettere fine alla sua straziante agonia sparandogli in mezzo agli occhi con la vostra fedele 44 Magnum.
Ecco, John McCain è quel cane ferito, investito da un'auto di colore scuro targata Chicago.


Il vecchio Mac deve convincere l'elettore repubblicano che lui può ancora farcela, che non è spacciato e che un tempestivo soccorso può ancora salvare lui e il partito.

É un'impresa difficile ma non impossibile perché in molti Stati, spesso decisivi, lo svantaggio è inferiore ai 5 punti percentuali, meno quindi della quota di indecisi attestata un po' ovunque attorno al 7. In questa situazione il fuso orario gioca un ruolo determinante: se quando si chiuderanno i seggi della East Coast i sondaggi saranno clementi con il candidato conservatore, allora i suoi sostenitori nei difficili stati centrali (Missouri, Indiana, Ohio) saranno molto più motivati a correre alle urne (ma attenzione, anche quelli di Obama).
Se viceversa gli exit poll orientali confermeranno o addirittura andranno oltre il plebiscito previsto per l'afroamericano, per Mac non ci sarà più nulla da fare.
Ma ovviamente per lui niente colpo di grazia: è contrario all'eutanasia...


m.

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