Ho provato sincera felicità stamattina, alle 6, nell'apprendere la vittoria di Obama, e questo va da sè. L'America ha dimostrato di saper superare gli spettri del passato che molti, me compreso, temevamo essere ancora troppo forti.
Ora si dice "L'America è una grande democrazia" ed è vero.
Ma non soltanto perchè ha vinto un Obama. Lo sarebbe stata anche se avesse vinto l'avversario. Si è dimostrata una grande democrazia per la passione e la convinzione sincera con la quale la battaglia è stata combattuta, per la straordinaria partecipazione al voto e prima ancora per l'eccezionale mobilitazione dei cittadini in favore del proprio candidato.
I colpi bassi sono stati pochi, i brogli non si sono visti; nessuma polemica, nessun riconteggio.
Una grande democrazia anche perchè ha saputo scegliere guardando al proprio futuro e credendo nelle proprie potenzialità e non chiudendosi a riccio in paure amplificate come fece in occasione del secondo mandato Bush.
La Storia ce lo insegna: quando un popolo sceglie sulla base della paura, quasi sempre sbaglia.
Ho provato poi sincero apprezzamento nell'ascoltare il discorso dello sconfitto John McCain (del quale, a parte l'ironia, ho sempre avuto rispetto).
Un discorso da cui emerge prima di tutto la buona fede con la quale ha condotto questa sua ennesima battaglia, e nel quale si apprezza poi la consapevolezza di aver commesso degli errori (primo fra tutti, con il senno di poi, l'aver scelto Sarah "Hockeymom" Palin). Confrontandosi con un pubblico purtroppo non altrettanto corretto, il vecchio senatore dell'Arizona ha riconosciuto la sconfitta prima ancora che i risultati fossero definitivi e ha detto che l'America deve essere orgogliosa dell'elezione di Barack Obama, "che è stato il mio avversario e che sarà il mio Presidente".
E' questo il patriottismo sano, lontano dal fanatismo che ahimè sappiamo animare molti dei suoi elettori.
Ecco il discorso integrale:
Dopo l'esito straordinario di queste presidenziali, posso dire che hanno avuto un solo difetto: far sentire noi italiani ancora più piccoli, vecchi e provinciali di quanto non ci sentissimo già.
m.
Ora si dice "L'America è una grande democrazia" ed è vero.
Ma non soltanto perchè ha vinto un Obama. Lo sarebbe stata anche se avesse vinto l'avversario. Si è dimostrata una grande democrazia per la passione e la convinzione sincera con la quale la battaglia è stata combattuta, per la straordinaria partecipazione al voto e prima ancora per l'eccezionale mobilitazione dei cittadini in favore del proprio candidato.
I colpi bassi sono stati pochi, i brogli non si sono visti; nessuma polemica, nessun riconteggio.
Una grande democrazia anche perchè ha saputo scegliere guardando al proprio futuro e credendo nelle proprie potenzialità e non chiudendosi a riccio in paure amplificate come fece in occasione del secondo mandato Bush.
La Storia ce lo insegna: quando un popolo sceglie sulla base della paura, quasi sempre sbaglia.
Ho provato poi sincero apprezzamento nell'ascoltare il discorso dello sconfitto John McCain (del quale, a parte l'ironia, ho sempre avuto rispetto).
Un discorso da cui emerge prima di tutto la buona fede con la quale ha condotto questa sua ennesima battaglia, e nel quale si apprezza poi la consapevolezza di aver commesso degli errori (primo fra tutti, con il senno di poi, l'aver scelto Sarah "Hockeymom" Palin). Confrontandosi con un pubblico purtroppo non altrettanto corretto, il vecchio senatore dell'Arizona ha riconosciuto la sconfitta prima ancora che i risultati fossero definitivi e ha detto che l'America deve essere orgogliosa dell'elezione di Barack Obama, "che è stato il mio avversario e che sarà il mio Presidente".
E' questo il patriottismo sano, lontano dal fanatismo che ahimè sappiamo animare molti dei suoi elettori.
Ecco il discorso integrale:
Dopo l'esito straordinario di queste presidenziali, posso dire che hanno avuto un solo difetto: far sentire noi italiani ancora più piccoli, vecchi e provinciali di quanto non ci sentissimo già.
m.
1 commento:
è un po' come svegliarsi la mattina e scoprire di non avere il cancro... non una buona cosa... una pessima scampata.
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