A differenza dei miei simpaticissimi colleghi di blog, dispersi tra l'Istria e la Bretagna, io sono confinato in quel di Monticelli Brusati (BS) seduto per troppe ore al giorno davanti al ThinkPad e sovrastato da un'inumana parete di libri e fotocopie sugli argomenti più "svariati": comunicazione politica, campagne elettorali, propaganda, marketing politico, analisi dei candidati e via discorrendo...
Credo che lo scopo della tesi sia esattamente quello di farti studiare una materia al punto da odirla e compromettere così ogni possibile ulteriore approfondimento.
Per fortuna, a parte il caldo, ci solo alcune cose che mi tengono in vita: quel minimo di panorama che la Franciacorta offre (avendo voglia di uscire),
Ella Fitzgerald,
e il filmetto serale.
In questi giorni ne sto vedendo (o ri-vedendo) un sacco. Alcuni che mi vengono in mente sono: Batman Begins, Il cavaliere oscuro (addirittura al cinema!), La 25ma ora, Inside man, Provaci ancora Sam, Grindhouse, Tremors, Spongebob - Il film, Un'altra giovinezza, Americani, Transamerica, Romanzo criminale.
Due parole velocissime su ognuno, anche se avendo tempo mi sarebbe piaciuto fare una recensione dettagliata di tutti.
I Batman sono godibilissimi, specialmente l'ultimo. Molto dark e molto psicanalitici, un altro pianeta rispetto alla Gotham visionaria di Tim Burton o al quasi comico Batman&Robin di Joel Schumacher. Dopo la morte di Ledger e l'arresto di Christian Bale, con l'incidente di Morgan Freeman di ieri c'è già chi grida al film maledetto.
Inside man e Le 25ma ora, entranbi di Spike Lee, sono senza dubbio tra i migliori film della carriera regista, ma in particolare il secondo è a mio parere un capolavoro assoluto. Amaro e dolce allo stesso tempo, pieno di contraddizioni e tensioni come la New York multietnica che descrive, disperato ma carico di speranza come l'America post-11 settembre nella quale è ambientato.
E con le note nel Boss sui titoli di coda. Assolutamente da vedere.
Provaci ancora, Sam (1972) ci mostra invece un Woody Allen in gran forma, autoironico e cinefilo come poche altre volte. Alcune battute sono da antologia.
Capitolo "trash": Ho rivisto con molta gioia Tremors, pellicola che riprende un filone molto in voga negli anni 50 e 60, quello dei mostri giganti/mutanti, e lo riprende con grande stile. Certo, gli attori non sono da Oscar e i dialoghi appaiono piuttosto leggerini, però ha fatto storia e i vermoni puzzolenti strappano sempre un sorriso.
Più difficile invece sopportare le due ore di Grindhouse - Death proof se non si è fanatici di Tarantino. Io per fortuna lo sono quanto basta, ma certo il film resta poco più che un esercizio di stile. La seconda parte e fuori da ogni controllo. Consigliato solo agli appassionati.
Spongebob è una mia recente scoperta, e che gran bella scoperta! La spugna più quadrata e simpatica degli abissi ci diletta con un lungometraggio tutto da ridere e pieno di non-sense. Prima di avventurarsi nel film sarebbe meglio farsi un po' di cultura di base con gli episodi delle serie (Flo non ne avrà bisogno...).
Un'altra giovinezza (Youth without youth), l'ultima fatica di F. F. Coppola, il Maestro de Il Padrino e di Apolalypse Now, non è certo all'altezza delle aspettative. Vola alto, troppo alto, spaziando dal potere della Conoscenza al rapporto tra Vita e Sogno, fino al senso del Tempo. In questa rete di psicologia e filosofia si perde il regista e ci perdiamo noi, capendo poco o nulla e soprattutto annoiandoci assai. Tim Roth è da brividi.
Altra nota parzialmente negativa è stato Transamerica, road movie con Felicity Huffman (la Linette Scavo di Desperate Housewives). Il tema è, manco a dirlo, quello spinoso della transessualità, trattato con quella leggerezza che vorrebbe sdrammatizzare e far riflettere allo stesso tempo. Riesce bene solo sul fronte numero uno. Nel complesso il risultato è abbastanza insipido, nonostante la sceneggiatura non sia male.
Ci avviamo alla conclusione con Romanzo Criminale, co-produzione italo-hollywoodiana di Michele Placido tratta dall'omonimo romanzo di Giancarlo De Cataldo ispirato alla Roma di piombo degli anni '70. Non mi sbilancio sull'attendibilità storica del racconto, dato che non sono ferrato in materia, ma sul film in sè posso dire che è bello. Un'epopea corale nello stile de Il Padrino (senza averne tutta la classe) che coinvolge e appassiona. Ha il merito di riuscure in un genere nel quale l'Italia ha sempre arrancato. Ottimi il cast e le scenografie.
Dulcis in fundo, Americani (1992, del quasi esordiente James Foley). Attenzione che qui siamo a livello di 4 stelle Mereghetti... Il titolo ci introduce senza dircelo dentro ad una umanità squallida, alienata, piccola piccola anche se non borghese, di uomini normali e per questo disperati. Il cast è fatto di nomi che promettono bene (Al Pacino, Jack Lemmon, Alec Baldwin, Ed Harris, Kevin Spacey, Jonathan Pryce) e che mantengono meglio. Jack Lemmon porta sul set la sua lunghissima esperienza e ancora una volta insegna a tutti il mestiere dell'attore ma nonostante questo nessuno risulta comprimario nè tantomeno sfigura. Segnalo in particolare l'ottimo Pryce (Brazil). Girato con la giusta moderazione, senza lirismi tecnici, il film è veramente uno di quelli che lasciano un segno anche a distanza di tempo.
Per la felicità di tutti ho concluso.
Post decisamente lungo ma che preannuncia il probalile oblio nel quale ricadrò immediatamente.
E poi se siete arrivati a leggere fin qui non era poi così male...
Buone vacanze a tutti, ma soprattutto a chi, meritatamente, girerà l'Europa con l'alloro in testa.
Beati voi!
m. (almost doctor)
1 commento:
Paisà!
Monticelli B. capoccia der mondo infame!
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